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Ti sei mai chiesto perché alcune palette sembrano “sparare” la palla con il minimo sforzo mentre la tua rimane fiacca? Oppure come mai dopo un torneo amatoriale hai il braccio che vibra ancora mentre il tuo compagno non accusa nulla? Forse non dipende (solo) dal rovescio: la risposta è spesso nascosta nel tipo di racchetta. In questa guida ti accompagno passo passo nella scelta, tra tecnicismi e aneddoti da bordo campo, così non ti ritroverai più a comprare la prima offerta online.
Perché la racchetta conta più del dritto
Il bello del pickleball è che puoi iniziare con qualunque pala prestata dall’amico. Ma, come succede con le scarpe da running, arriva un momento in cui l’attrezzo diventa parte integrante della tua tecnica. Immagina di avere pneumatici da city-car su un’auto sportiva: alla prima curva sentirai la differenza. Lo stesso vale per la racchetta. Scegliere bene significa proteggere il gomito, controllare meglio il colpo corto alla kitchen line e, perché no, salire di livello nel doppio misto del giovedì sera.
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Peso: piuma, medio o “martello” a due mani?
Un giocatore principiante di solito prende la racchetta più leggera sullo scaffale, convinto che alleggerisca il carico sul braccio. In parte è vero: sotto i 220 g i polsi ringraziano. Ma attenzione, perché una pala troppo leggera costringe a forzare il movimento per generare potenza e rischia di far perdere stabilità sui colpi bloccati. Al contrario, sopra i 250 g entri in territorio “martello”: ottimo per i colpi piatti, meno per i rapidi riflessi a rete.
Qual è quindi la zona di comfort? Tra 230 e 240 g trovi il bilanciamento più sano per chi gioca due o tre volte a settimana. Durante la mezza stagione, quando ti alleni di più, potresti salire leggermente per sfruttare l’inerzia nei colpi al volo. Hai il dubbio? Porta due racchette con peso diverso in una partita amichevole, alternale ogni game e ascolta l’avambraccio: non mente mai.
Materiale del piatto: vetro, grafite o carbonio?
La superficie è il primo strato che interagisce con la pallina forata, quindi influenza rotazione, controllo e durabilità.
- Fibra di vetro. Dà un tocco morbido e flessibile, ideale se ami il gioco in dinking e vuoi sentire la palla “affondare”. Di contro, la spinta pura è limitata.
- Grafite. Ha fatto la storia dei primi modelli premium: rigida, reattiva, leggera. Ancora oggi è una scelta solida per chi cerca equilibrio fra sensibilità e velocità.
- Carbonio T700 “raw”. L’ultima evoluzione punta su fogli grezzi trattati a secco che aumentano lo spin grazie a una rugosità naturale. Alcuni brand lo termoformano in un guscio continuo, aggiungendo schiuma sulle spalle per allargare il sweet-spot.
- Blend Kevlar-carbonio. Novità 2024-25: fibra ibrida pensata per dare più controllo ai telai rigidi senza perdere potenza.
Chiediti che tipo di colpo privilegi: cerchi la bomba da fondo? Il carbonio crudo è la tua arma. Preferisci lotti ravvicinati? La grafite ammorbidisce l’uscita di palla. Giocatore intermedio che adora lo spin? Il vetro granulare resta ancora un segreto ben custodito.
Il centro nascosto: honeycomb polimerico, Nomex o alluminio?
Sotto la faccia c’è un alveare invisibile che influisce su rumore, rimbalzo e assorbimento delle vibrazioni.
- Polimero PP: oggi domina. Flessibile, silenzioso, gentile con gomito e spalla.
- Nomex: più rigido e secco. Regala uscita di palla esplosiva ma trasmette vibrazioni evidenti.
- Alluminio: leggero, però con sweet-spot ridotto; diffuso nei vecchi modelli indoor.
La struttura honeycomb sfrutta la stessa logica delle ali d’aereo: tanta superficie resistente con poco materiale. Il risultato è una pala leggera che immagazzina energia nell’impatto e la rilascia subito dopo, come una molla discreta
Se giochi in circoli condominiali con regolamento “quiet paddle”, verifica che la tua racchetta in Nomex non superi i limiti di decibel, altrimenti rischi un richiamo ufficiale.
Forma e lunghezza del manico: dettagli da non sottovalutare
Il pickleball ha forme standard, allungate e ibride. La pala classica misura 40,6 × 19,8 cm: ideale per chi vuole margine sugli errori. Le versioni “elongated” stringono il piatto e allungano la testa: guadagni portata sui lob ma perdi manovrabilità a rete. Se arrivi dal tennis, potresti sentirti a casa.
Il manico influisce sulle impugnature combinate. Un handle da 13 cm permette la presa a due mani sul rovescio senza sacrificare leva; sotto i 12 cm diventa complicato ruotare entrambe le mani. Chi soffre di epicondilite usa spesso manici più corti per ridurre torsioni involontarie. Prova a palleggiare dieci minuti con grip differenti prima di decidere.
Spessore e feeling del grip
Hai mai misurato la circonferenza della tua mano? Pochi lo fanno, eppure quel numero decide se finirai la partita con vesciche. Un grip sottile regala agilità nei cambi impugnatura ma costringe l’avambraccio a stringere troppo. Uno spesso sembra un cuscino ma rallenta il polso nei flick ravvicinati. Regola empirica: indice infilato tra palmo e punte delle dita quando stringi la racchetta. Se ci passa, sei nella taglia giusta.
Nelle giornate afose l’overgrip traspirante evita che la racchetta scivoli a ogni servizio; d’inverno potresti preferire uno strato più liscio per sentire il piatto vibrare. Portane sempre uno di scorta in borsa: pesa meno di una barretta proteica e salva l’intera sessione.
Edge guard, rumorosità e altre finezze che contano
L’anello di protezione sul bordo assorbe gli urti contro il terreno e allunga la vita del telaio. I modelli termoformati più recenti includono schiume iniettate sotto il bordo per allargare lo sweet-spot e limitare i suoni metallici tipici dei primi carbon raw.
Già che ci siamo, occhio all’acronimo USAPA (ora PPA) stampato sul piatto: è il lasciapassare per tornei ufficiali. Se l’etichetta manca, potresti divertirti in singolo al campetto ma restare fuori dalle classifiche del fine settimana.
Prova pratica: come testare davvero una racchetta
Lo sai? Molti negozi specializzati prestano modelli demo per 48 ore. Portali al campo con un amico e gioca set interi cambiando racchetta ogni due giochi. Annota sensazioni su:
- Fatica al braccio dopo 30 minuti.
- Controllo nel dinking sotto pressione.
- Profondità dei lob difensivi.
La mattina dopo controlla se avverti indolenzimenti strani: sono i segnali che la racchetta non dialoga col tuo corpo. Se puoi, filma i tuoi colpi in slow-motion; noterai differenze di rimbalzo che in partita sfuggono.
Budget, usura e false economie
Capitolo spinoso: quanto spendere? Le palette entry da 50 € sembrano un affare, finché il nucleo si schiaccia dopo un mese di volley-volley. I modelli in carbonio grezzo superano i 200 €, ma durano il triplo e mantengono la rugosità di fabbrica più a lungo. Le classifiche 2025 collocano le paddle top di gamma fra 220 e 260 € (sì, il mercato è diventato serio).
Prima di sborsare, calcola: quante ore a settimana giochi? Tre? Quattro? Dividi il prezzo per i mesi di utilizzo stimato (12-15 per un carbonio) e confronta con la spesa annuale per palline e grip. Capirai subito che un buon attrezzo è meno caro di quanto pensi.
Il momento della scelta: riassumiamo
Ecco i passaggi chiave, stringendo al massimo:
- Stabilisci il peso ideale in base al tuo stile e alla frequenza di gioco.
- Scegli il materiale pensando a potenza, spin e comfort.
- Controlla il core: polimero per silenzio e feeling, Nomex per esplosività.
- Verifica forma e manico in funzione delle impugnature che usi di più.
- Investi nel grip giusto e considera overgrip stagionali.
- Non trascurare edge guard e certificazioni se vuoi competere.
Tutto chiaro? Allora chiudi il laptop e corri a provarne almeno un paio: solo il campo decreta la vincitrice.
Conclusioni
Ogni racchetta racconta una storia di materiali, peso e bilanciamento. La tua missione non è trovare “la migliore in assoluto”, ma quella che parla la tua stessa lingua. Scegli con testa, prova con cuore e ascolta il corpo: lui saprà ringraziarti.